Vaccinarsi contro la Parotite
Le curve epidemiologiche di confronto tra epoca pre e post vaccinale dimostrano una netta diminuzione del numero dei casi nel corso degli anni. Appare inequivocabile che le vaccinazioni abbiano cambiato significativamente l'incidenza delle malattie per le quali esiste vaccinazione, salvando vite umane, diminuendo gli esiti di malattia, riducendo complessivamente la sofferenza della popolazione e migliorando la qualità della vita.
La malattia prima e dopo la campagna vaccinale in Italia
Prima dell'avvio di programmi estesi di vaccinazione, la parotite era tipicamente una malattia infantile, con la frequenza massima tra i bambini tra i 5 e i 9 anni e un decorso generalmente benigno. Inoltre, un terzo dei bambini infettati non manifesta i sintomi. L'infezione può però colpire persone di qualunque età: i bambini quindi possono trasmettere l'infezione agli anziani, e fra questi si osservano con maggiore frequenza complicazioni, anche gravi.
Osservando i dati epidemiologici sui casi di parotite in Italia dal 1996 al 2006 (figura 1) si nota che l'andamento mostra una serie di oscillazioni, con un numero massimo di quasi 65 mila casi riportati nel 1996. A partire dal 1999, anno di inizio della campagna nazionale di eradicazione del Morbillo Parotite Rosolia con vaccino trivalente MPR il trend vede un calo continuo del numero dei casi di parotite registrati, fino al minimo rappresentato dai 721 casi identificati nel 2010.