Sono utili i test pre-vaccinali?

Nonostante la diffusa convinzione che possa essere utile eseguire accertamenti di laboratorio o test per prevedere o prevenire eventuali reazioni avverse da vaccino, non esistono ad oggi esami indicati da effettuare prima della vaccinazione. Questo non esclude l'importanza di una corretta e approfondita anamnesi condotta dal medico vaccinatore, con lo scopo di ridurre il rischio di eventi avversi e individuare le situazioni che controindicano la somministrazione di un vaccino. 

Recentemente sono apparse teorie (senza nessuna base scientifica) circa l’utilità della tipizzazione HLA e dell’indagine sui polimorfismi del gene che codifica per l’enzima MTHFR per predire eventi avversi da vaccino.

Per quanto riguarda la tipizzazione HLA, seppure alcune malattie, tra cui diverse malattie autoimmuni, siano più frequenti tra i possessori di determinati geni, questo non vuol dire che tramite questo esame si possa prevedere lo sviluppo di una determinata malattia. A maggior ragione si può intuire come sia di fatto impossibile prevedere quali soggetti, in quanto portatori di specifici antigeni HLA, potrebbero sviluppare più facilmente una reazione avversa severa a seguito di una vaccinazione. Quindi l’esecuzione di un’indagine di questo tipo risulterebbe totalmente inutile.

Riguardo invece l’indagine sulle varianti del gene che codifica per l’enzima MTHFR, è stata ipotizzata una correlazione tra le varianti di questo gene e possibili reazioni seguenti la somministrazione del vaccino contro il vaiolo. Nonostante ciò, non è stato mai evidenziato un ruolo di MTHFR in relazione alla somministrazione di vaccini diversi da quello contro il vaiolo (che, come ricordiamo, non rientra più nel calendario vaccinale), quindi anche la sua utilità come test pre-vaccinale è nulla.

A tal proposito riportiamo integralmente la lettera della ex Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), Roberta Chersevani, indirizzata agli Ordini Provinciali dei Medici Chirurghi e Odontoiatri nel 2017, ma tuttora valida:

Faccio seguito una serie di comunicazioni relative a richieste di esami diagnostici che vengono presentate ai pediatri e ai medici di medicina generale da parte di genitori contrari alle vaccinazioni.

Al fine di supportare i colleghi che si trovano a fronteggiare tali episodi, peraltro sempre più ricorrenti, ritengo opportuno fornire le seguenti indicazioni tecniche, formulate a seguito di un diretto confronto con la competente Direzione generale della prevenzione del Ministero della salute.

In via preliminare, e per fugare ogni non giustificata resistenza alle pratiche vaccinali, ricordo che allo stato attuale delle conoscenze, la richiesta di esami di laboratorio ovvero di altri accertamenti diagnostici da eseguire di routine prima della vaccinazione non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica. Perché siano individuate situazioni di rischio reali, è sufficiente che il pediatra/medico curante svolga le proprie valutazioni sulla base della documentazione medica del minore e che i servizi vaccinali effettuino l'anamnesi pre-vaccinale, anche sulla scorta delle informazioni fornite dai genitori/tutori/affidatari, oltreché attenendosi alla Guida alle controindicazioni, menzionata nella circolare del Ministero della Salute del 16 agosto 2017.

Allo scopo, ricordo che nella locuzione “test pre-vaccinali” rientrano:

  • a) test che hanno lo scopo di constatare se un soggetto presenti una situazione patologica tale da rappresentare una controindicazione alla vaccinazione;
  • b) test che avrebbero lo scopo di identificare nel candidato alla vaccinazione, che è in condizione di buona salute, una ipotetica predisposizione ad una reazione avversa alla vaccinazione;
  • c) test atti a verificare se il soggetto abbia acquisito una immunità naturale permanente da pregressa malattia, in ragione della quale la vaccinazione risulta superflua.

Riguardo ai test di cui alla lettera a), non si può non richiamare la già citata Guida alle controindicazioni, adottata e periodicamente aggiornata dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanità, che fornisce agli operatori impegnati nella offerta attiva e nella effettuazione delle vaccinazioni tutti gli strumenti utili a valutare le situazioni che si discostano dalla normale pratica quotidiana. Si tratta, in ogni caso, di condizioni cliniche definite estremamente rare, molte delle quali già diagnosticate, e quindi note al medico curante, già prima della vaccinazione.

Con riferimento ai test di cui alla lettera b), si rappresenta che alcuni anti-vaccinisti sostengono la necessità di effettuare su tutti i bambini, prima delle vaccinazioni, uno screening genetico, che consentirebbe di riconoscere preventivamente e, di conseguenza, di tutelare quelli a rischio di reazioni avverse. In particolare, tale raccomandazione deriverebbe dal rischio di “slatentizzare” patologie autoimmuni o allergiche per le quali si avrebbe un rischio aumentato, in presenza di un aplotipo HLA ritenuto, appunto, “a rischio” per le stesse.

Si sottolinea, al riguardo, che né l'Organizzazione Mondiale della Sanità né altre Istituzioni di rilievo scientifico a livello internazionale raccomandano l'effettuazione di test pre-vaccinali di tale tipo.

Inoltre, nessuna delle più importanti società scientifiche europee o americane suggerisce attualmente di sottoporsi a test genetici prima di effettuare le vaccinazioni. In particolare, questa prassi non viene neppure presa in considerazione nell'ultima edizione del Red Book (Rapporto del Committee on Infectious Diseases) che è il principale testo di riferimento per chi lavora in ambito vaccinale.

Riguardo al test di cui al punto c), nel ribadire che non tutte le malattie per le quali è stato introdotto l'obbligo vaccinale conferiscono immunità permanente (cfr. circolare del Ministero della salute del 16 agosto 2017), si evidenzia che la vaccinazione di un soggetto che aveva già contratto la malattia naturale non rappresenta assolutamente un rischio aggiuntivo per la sua salute, atteso che la pregressa malattia non costituisce una controindicazione per nessuna vaccinazione. La vaccinazione, infatti, rappresenta solo uno stimolo immunitario che potenzia ulteriormente la capacità di risposta a una potenziale esposizione all'agente patogeno."

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