Vaccini: tra leggende metropolitane e realtà
I dati preoccupanti
Lo scorso settembre è stata presentata durante il congresso nazionale di Paidòss, l’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, una ricerca condotta da Datanalysis (Istituto di ricerche demoscopiche specializzato nell’area salute), che ha coinvolto 1.000 genitori di bambini fino ai 6 anni d’età, intervistati fra maggio e giugno 2015. Scopo del sondaggio è stato indagare la percezione nei confronti dei vaccini dopo i fatti di cronaca come il ritiro di un antinfluenzale per ipotizzati eventi avversi e le sentenze sul legame con l’autismo. Il quadro che emerge dal sondaggio è molto preoccupante. Il 33% dei ge nitori intervistati pensa che i vaccini siano più pericolosi delle malattie che prevengono. Solo il 25,4% dei genitori intervistati è convinto che, invece, siano utili e importanti, e secondo il 36,6% la loro efficacia dipende dal vaccino e dalle patologie. Secondo il 25% non tutti i vaccini sono necessari, per il 19,6% sono troppi, secondo il 17% tanti vaccini somministrati insieme possono dare problemi, per il 12% forse la composizione è nociva. L’8% ha paura di danni a lungo termine, un altro 8% di effetti collaterali, per il 6% l’efficacia dei vaccini è ancora da dimostrare e il 3,9% ritiene che il calendario dei vaccini sia difficile da rispettare. I genitori che vaccinano i figli non lo fanno correttamente. Più della metà (54,3%) ha fatto somministrare tutte le dosi solo per le vaccinazioni obbligatorie, solo il 15% anche per quelle non obbligatorie, ma ben uno su 4 non l’ha mai fatto. Il sondaggio segue una analoga indagine fatta sempre da Paidòss nel 2014 che ha evidenziato la paura dei genitori per gli effetti avversi delle vaccinazioni, alimentata dalle notizie che si trovano sui siti Internet contro le vaccinazioni. Il web rappresenta infatti una fonte di informazione per il 90% dei genitori intervistati. È di pochi mesi fa la notizia, data dall’Istituto Superiore di Sanità, e ripresa da tutti i media, del preoccupante calo delle coperture vaccinali in Italia. Questa paura delle vaccinazioni, che purtroppo riguarda non solo i genitori ma anche talvolta gli stessi operatori sanitari, medici inclusi, è ingiustificata e si basa su convinzioni non fondate sulle evidenze.
Le false credenze
I dati del sondaggio sopra riportato richiamano i motivi per i quali molte persone sono contrarie alle vaccinazioni, motivi che possiamo trovare in quasi tutti i siti web di antivaccinatori. Si sostiene che l’igiene e una vita sana sarebbero sufficienti a proteggerci dalle malattie infettive, che troppi vaccini vengono associati nella stessa iniezione, che i vaccini sono somministrati a bambini troppo piccoli e che indeboliscono il loro sistema immunitario, che causano malattie gravi come l’autismo o la morte improvvisa in culla (SIDS), insomma si sostiene che i vaccini non servono e che vengono acquistati dallo Stato e somministrati ai bambini principalmente per fare un favore all’industria farmaceutica. Potete trovare in bibliografia i riferimenti a siti o documenti che spiegano nel dettaglio perché tutte queste affermazioni sono false, alla luce delle evidenze disponibili.(1,2) È quindi la mancata o la scorretta informazione che alimenta questi pregiudizi. Per esempio è vero che alla nascita e per alcuni mesi il sistema immunitario non è ancora perfettamente maturo, ma i vaccini sono costruiti in modo da attivare la parte già in grado di rispondere adeguatamente. Ritardare l’inizio del ciclo vaccinale significa prolungare il periodo in cui il bambino non è protetto contro alcune malattie che possono essere gravi e che sono frequenti nei primi mesi di vita, come la pertosse e le meningiti. Anche se sembrano tanti, i vaccini si sono molto specializzati ed evoluti nel tempo, così da impegnare solo una minima parte della capacità del nostro sistema di difesa. Ad esempio, Il batterio che causa la pertosse possiede più di 3.000 sostanze che funzionano come antigeni, mentre il vaccino contro la pertosse ne ha solo tre e la quantità di antigeni presenti oggi in un esavalente è venti volte inferiore rispetto a quella del vaccino trivalente somministrato negli anni ‘80.
Vaccini sicuri
Non c’è lo spazio in questo articolo per discutere nel dettaglio tutti questi falsi miti. Ci limitiamo quindi ad alcune osservazioni che riguardano principalmente la sicurezza dei vaccini. I vaccini sono farmaci e come tutti i farmaci possono provocare eventi avversi. In medicina si utilizzano spesso farmaci in prevenzione primaria, per prevenire cioè patologie di cui il paziente non soffre. Ma nessuno rifiuta di assumere per esempio una compressa di acido acetilsalicilico per prevenire l’infarto o l’eparina per prevenire una trombosi dopo un intervento chirurgico. Si pensa giustamente che il farmaco sia efficace nel prevenire queste malattie e che, nonostante le reazioni avverse, il profilo beneficio rischio sia favorevole. Questo concetto è ancora più valido per i vaccini, il cui profilo beneficio rischio è largamente favorevole. Il rischio legato alle malattie infettive è elevato. I casi fatali possono essere 1/3.000 nel morbillo, 3/100 nel tetano, 1/20 nella difterite e nella pertosse, 5/100 nella poliomielite. Le complicanze gravi includono per esempio la paralisi per infezione da polio, la cirrosi epatica per l’infezione da virus dell’epatite B, la sordità per l’infezione da virus della parotite, la polmonite per l’infezione da virus della varicella. Al contrario i vaccini sono farmaci con un ottimo profilo di rischio. In Veneto è attivo dal 1993 il Programma Regionale di consulenza prevaccinale e sorveglianza degli eventi avversi a vaccinazione “Canale Verde”. In oltre venti anni di attività, con quasi trenta milioni di dosi di vaccino somministrate in regione, non è stato segnalato alcun caso fatale nei bambini e adulti vaccinati e gli eventi gravi sono stati 1,5 ogni 100.000 dosi somministrate, in prevalenza convulsioni febbrili risolte in breve tempo senza sequele. Le reazioni avverse più frequenti sono state lievi reazioni locali nella sede di iniezione o la febbre.
La storia dell’autismo
Perché allora questa eccessiva paura delle vaccinazioni?L’evento avverso grave più falsamente associato alle vaccinazioni è l’autismo, salito alla notorietà soprattutto alla fine degli anni ‘90 a seguito di uno studio pubblicato su Lancet da un medico inglese, Andrew Wakefield.(3) Lo studio fu subito criticato per la metodologia scientifica e alcuni anni dopo un’inchiesta condotta da un giornalista inglese ha evidenziato come l’autore avesse alterato e falsificato i dati per supportare i risultati della ricerca. Gli altri autori della ricerca ne ritrattarono le conclusioni, la pubblicazione è stata ritirata nel 2010 e Wakefield venne radiato dall’albo dei medici e non poté più esercitare la professione in Gran Bretagna. Da allora decine di studi pubblicati anche su riviste molto importanti hanno presentato dati che hanno smentito questa associazione. Alcuni studi hanno portato evidenze a sostegno dell’azione di fattori ambientali o genetici che agirebbero prima della nascita, durante lo sviluppo del feto nell’utero materno, nel favorire lo sviluppo dell’autismo. Molti altri hanno valutato l’associazione in studi di epidemiologia dimostrando la mancanza di associazione tra vaccini e autismo. Tra gli studi più recenti nel 2014 la rivista Vaccine ha pubblicato una metanalisi (4) che ha valutato 5 studi di coorte, con un totale di 1.256.407 bambini, e 5 studi caso-controllo, con un totale di 9.920 bambini. Entrambi i tipi di studio non fornivano alcuna evidenza di un aumentato rischio di autismo o di disturbi dello spettro autistico legato alle vaccinazioni. L’analisi aveva valutato anche l’eventuale ruolo di componenti quali il tiomersale o il mercurio, senza mostrare alcuna relazione. Nel 2015 un ulteriore importante studio (5) è stato pubblicato su JAMA. Lo studio è stato condotto su 95.727 bambini, tutti con fratelli più grandi, alcuni dei quali autistici. Anche questo studio, pur includendo soggetti ad alto rischio in quanto familiari di autistici, ha escluso una associazione tra vaccinazione e disturbi dello spettro autistico. Nonostante una lunga serie di evidenze l’associazione tra autismo e vaccini continua a essere riproposta nei siti contrari alle vaccinazioni, sulla base di pochi lavori pubblicati su riviste minori che riportano casi aneddotici o distorcono in presunte revisioni i risultati di studi più importanti. Gli antivaccinatori non citano mai i grossi studi come quelli indicati in precedenza, ma riportano invece le singole segnalazioni di autismo fatte nei sistemi di segnalazione spontanea (tutte sempre valu tate come non correlabili dai centri di vaccinovigilanza) o le sentenze di giudici che accettano le richieste di risarcimento di genitori di bambini autistici. Di recente la Corte d’appello di Bologna ha ribaltato una discussa sentenza del 2012 del giudice di Rimini, che aveva riconosciuto un risarcimento di 200.000 euro a una coppia romagnola il cui bambino era stato vaccinato dalla ASL nel 2002 e successivamente aveva avuto una diagnosi di autismo. I genitori avevano portato anche lo studio di Wakefield a supporto della loro tesi.
In conclusione
Il web è un potentissimo strumento di informazione ma è anche il luogo dove più facilmente possono circolare le false notizie. Le fonti vengono raramente citate, la quantità di contenuti è immensa (perché sono tantissime le persone che possono produrne), l’attendibilità e l’indipendenza degli autori dei siti web è difficilmente valutabile. Non è facile quindi per un genitore non addetto ai lavori orientarsi tra tante informazioni e distinguere quelle corrette da quelle create ad arte per fare confusione e per portare avanti interessi di medicine alternative. Un commento infine sull’accusa che spesso viene mossa alla sanità pubblica di raccomandare dei vaccini per favorire la loro vendita da parte delle aziende farmaceutiche. Il conflitto di interessi è un tema certamente importante e complicato in medicina. Alle volte però è sufficiente un po’ di ragionamento per comprendere l’assurdità di queste accuse. Il servizio pubblico che regalerebbe soldi alle aziende comprando vaccini inutili è lo stesso che non ha purtroppo le risorse per comprare i nuovi farmaci per l’epatite C per tutti i malati che ne avrebbero bisogno, è lo stesso che cerca di limitare medici e pazienti nel consumo di farmaci come i gastroprotettori o le benzodiazepine che comportano una spesa molto più alta delle vaccinazioni, ed è lo stesso che si batte per estendere l’uso dei farmaci generici abbassandone il costo. È comunque sempre più importante che gli operatori sanitari impegnati nel campo delle vaccinazioni, le autorità regionali e nazionali e i ricercatori si impegnino per una corretta e trasparente comunicazione e informazione sulla efficacia e sugli eventi avversi delle vaccinazioni in assenza di conflitti di interessi.